Calendar Girls

Regia: Nigel Cole; sceneggiatura: Tim Firth, Juliette Towhidi; interpreti: John Alderton, Linda Bassett,  Annette Crosbie, Philip Glenister, Ciarán Hinds, Celia Imrie, Geraldine James, Jay Leno,  John-Paul Macleod, Helen Mirren, Merryn Owen;  produttori: Nick Barton, Steve Clark-Hall, Suzanne Mackie; musica originale: Patrick Doyle; fotografia: Oliver Curtis, Ashley Rowe, montaggio: Michael Parker; ricerca attori: Gail Stevens; scenografo: Martin Childs; direzione artistica: Grant Armstrong,  Mark Raggett; costumi:  Frances Tempest; nazionalità: Gran Bretagna; anno di produzione: 2003; durata: 108 min.

URL: http://www.imdb.com/title/tt0337909/
URL:http://www.calendargirls.tv/home.html
 
TRAILER

Calendar Girls, di Nigel Cole (L’erba di Grace, 2000), mescola ironia e malinconia in una pietanza dal gusto conservatore. Sei mature signore della provincia inglese, stufe della noia che deborda dalle conferenze su broccoli e tappeti organizzate dal club a cui sono iscritte, decidono di posare nude per un calendario i cui profitti saranno utilizzati per comprare un comodo divano da collocare nella sala d’aspetto del locale ospedale. L’iniziativa ottiene un successo superiore ad ogni attesa tanto che arriva persino un invito da Hollywood per interpretare, sempre senza veli, uno spot pubblicitario. Tanta fortuna si porta dietro anche un bel carico di liti, pettegolezzi, insulti, chiacchiere e ipocrisie medianiche. Meglio, allora, ritornare a casa, al quieto, sicuro tram – tram di campagna. Il film nasce da un fatto di cronaca, nato per scherzo, e accaduto nel 1998 in un villaggio dello Yorkshire e che fece ottenere alle protagoniste più di 600 mila sterline da destinarsi al fondo per la lotta alla leucemia. Molti lo hanno accostato questo film a Full Monty di Peter Cattaneo, un parallelo che ha una sua ragione in una formula che usa a piene mani anticonformismo superficiale, ironia intelligente, interpreti molto bravi. E' un miscuglio che ricorda il neorealismo rosa. Come dire un nucleo solidamente conformista in un abito falso trasgressivo. Il messaggio che ne esce a chiaro: da nessuna parte si sta cos' bene come fra le vecchie cose di casa propria. Chi si accontenta goda.

 
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