Regia: Tim Burton; testo dal libro di Daniel Wallace; sceneggiatura: John August; interpreti: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Alison Lohman, Helena Bonham Carter, Robert Guillaume, Marion Cotillard, Matthew McGrory, David Denman, Missi Pyle, Loudon Wainwright III, Ada Tai, Arlene Tai, Steve Buscemi, Danny DeVito, Deep Roy; produttori: Bruce Cohen, Katterli Frauenfelder, Dan Jinks, Arne Schmidt, Richard D. Zanuck; musica originale: Danny Elfman, Eddie Vedder; fotografia: Philippe Rousselot; montaggio: Chris Lebenzon; ricerca attori: Denise Chamian; scenografo: Dennis Gassner; direzione artistica: Roy Barnes, Robert Fechtman, Jack Johnson, Richard L. Johnson; arredatore: Nancy Haigh; costumi: Colleen Atwood; società di produzione: Columbia Pictures Corporation, The Zanuck Company, Jinks/Cohen Company; nazionalità: USA; anno di produzione: 2003; durata: 125 min.
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Un uomo sta per morire e il figlio arriva al suo capezzale per assisterlo. I due si sono separati da tempo, divisi da una diversa concezione della vita. Il moribondo è stato sempre un cacciaballe fantasioso e impenitente, mentre il giovane vive di realtà e concretezza. Tim Burton realizza con Big Fish il suo testo più completo e maturo. L’ironia e la drammaticità si sposano, distillando un piacevole succo intriso di melanconia e fantasia. Il confronto fra il realismo e l’immaginario non potrebbe essere più produttivo e, allo stesso tempo, straziante. Va da se che il regista propende per le fantasticherie, si sente più a suo agio fra le invenzioni che non nel regno del pragmatismo. Invenzioni? Lo sono davvero o, spesso, sono più reali e importanti delle fredde cronache? E’ un film lucido e immaginifico, sognate e razionale. Bello, molto bello.
