Alla rivoluzione sulla 2 cavalli
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Alla rivoluzione sulla due cavalli 25 aprile 1974, richiamati dalla messa in onda, da parte della radio militare, della canzone "Grandola, villa morena" una nutrita pattuglia di giovani ufficiali - colonnelli, ma soprattutto tenenti - marciarono con i loro vecchi blindati su Lisbona, ponendo fine alla più lunga dittatura che l'Europa abbia conosciuto: i 48 anni di potere ininterrotto tenuti da d'Antonio Salazar e, dopo la sua morte, nel 1968, da Marcelo Caetano. A Parigi, svegliati in piena notte, due giovani, un portoghese in esilio e uno studente italiano, partono per il Portogallo su una vecchia "due cavalli". Lungo la strada raccolgono un'amica, ex - amante di entrambi, che abita a Bordeaux. E' un percorso pieno d'incidenti: la Spagna, ancora franchista, ostacola in ogni modo i viaggiatori verso la rivoluzione dei garofani, la macchina si rompe, la rivelazione delle passate relazioni semina rancore. Alla fine Lisbona e raggiunta, ma la gioiosa rivoluzione, tre giorni dopo il push militare, sembra già pensare ad altro: conta più la vittoria per otto a zero del Benefica. Ne "Alla rivoluzione sulla 2 cavalli", Maurizio Sciarra rielabora un racconto di Marco Ferrari e lo fa con l'intenzione di rappresentare un grande evento storico attraverso minute vicende personali. Il film, vincitore del Pardo D'Oro all'ultimo Festival di Locarno, coglie solo in parte l'obiettivo. E' piacevole, ben girato e scorrevole, ma rimane estraneo al quadro in cui s'inserisce. Questi ragazzi, bonariamente trasgressivi, potrebbero andare in vacanza o da qualsiasi altra parte, ma non verso una rivoluzione. Un evento che li delude nella sua quotidianità, ma forse è così modesto perché il regista lo disegna in questo modo e non perché così sia stato. |
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