A torto o a ragione

Titolo originale: Taking Sides; regia: István Szabó; interpreti: Harvey Keitel, Stellan Skarsgård, Moritz Bleibtreu, Oleg Tabakov, Ulrich Tukur, Birgit Minichmayr, Hanns Zischler, August Zirner, Robin Renucci, Frank Leboeuf, Armin Rohde, Jed Curtis, Daniel White, Rinat Shaham, R. Lee Ermey; sceneggiatura: Ronald Harwood dal suo lavoro teatrale “Taking Side”; fotografia: Lajos Koltai; scenografia: Ken Adam; costumi: Györgyi Szakács: montaggio: Sylvie Landra; suono Brian Simmons, A.M.P.S.; produttore Yves Pasquier; produttori esecutivi: Rainer Mockert, Rainer Schaper, Jacques Rousseau, Maureen McCabe, Sir Jeremy Isaacs, Michael von Wolkenstein; coproduttore esecutivo: Fritz Buttenstedt; produzione: Little Big Bear Film, in associazione con Jeremy Isaacs Productions, TwanPix, Satel e France 2 Cinema, collaborazione con Canal+ e con la partecipazione di MDM, Filmboard Berlin/Brandenburg, FFA ed Eurimages, nazionalità: Austria – Francia – Germania – Gran Bretagna; durata: 105 minuti.

URL: http://us.imdb.com/Title?0260414
URL: http://www.mikado.it/ufficio/index.htm

Nei mesi immediatamente successivi alla sconfitta del nazismo, le forze alleate iniziarono una serie d’inchieste a carico di quanti avevano appoggiato il regime. La maggiore fra queste indagini approdò al famoso “Processo di Norimberga” che terminò con la condanna a morte di alcuni fra maggiori dirigenti del Terzo Reich. Uno dei procedimenti successivi riguardò il famoso direttore d’orchestra Wilhelm Furtwangler. Un maggiore, assistito da un giovane tenente immigrato negli Stati Uniti dall’Europa e da una segretaria tedesca, interroga il musicista e gli getta in faccia le responsabilità e complicità con il regime. L’artista, a cui và l’ammirazione dei due giovani assistenti, rivendica le ragioni dell’arte nei confronti di qualsiasi considerazione politica o morale. E’ un aspro conflitto fra la “praticità” dell’americano, e la raffinatezza – forse corrotta, ma sempre sublime - dell’intellettuale europeo. Un conflitto in cui ritroviamo i temi cari a questo grande regista ungherese: il dramma ebraico, il confronto fra arte e potere, la lacerazione fra moralità sociale e imperativi artistici. Tratto da un testo teatrale di Ronald Harwood, “A torto o a ragione” ha un andamento assai vicino al “cinema da camera” e ha una superba formazione d’attori. Solleva con stile e perizia argomenti scottanti e attualissimi a cui nessuno, nemmeno il regista, è in grado di dare risposte definitive, ma che pesano sulla coscienza di molti come gravi, terribili quesiti insoluti.

 
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