A History of Violence (Una storia di violenza)
Regia: David Cronenberg; soggetto: dal fumetto di John Wagner, Vince Locke; sceneggiatura: Josh Olson; interpreti: Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris, William Hurt, Ashton Holmes, Peter MacNeill, Stephen McHattie, Greg Bryk; produttori: Kent Alterman, Chris Bender, Cale Boyter, Josh Braun, David Cronenberg, Toby Emmerich, Justis Greene, Roger Kass, J.C. Spink, Jake Weiner; musica: Howard Shore; fotografia: Peter Suschitzky; montaggio: Ronald Sanders; ricerca attori: Mark Bennett, Deirdre Bowen; scenografo: Carol Spier; direzione artistica: James McAteer; arredatore: Peter P. Nicolakakos; costumi: Denise Cronenberg; società produttrici: New Line Productions Inc., Bender-Spink Inc.; nazionalità: USA; anno di produzione: 2005; durata: 96 min. |
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Chi andasse a vedere A History of Violence (Una storia di violenza) aspettandosi un David Cronenberg d’annata, pieno di fantasia barocca, mostri e atmosfere inquietanti, è destinato a rimanere deluso. Il film nasce dai fumetti omonimi di John Wagner e Vince Locke in cui si racconta il ritorno allo scontro cruento di un ex gangster che si è rifatto una vita, sotto falso nome, in una piccola cittadina dell’Indiana. Per un caso – ha sterminato un paio di pericolosi assassini che avevano tentato di rapinare il suo bar – finisce sulle reti televisive nazionali e attira l’attenzione della banda capeggiata da suo fratello, che ha con lui molti conti da regolare. Purtroppo per loro, coloro che sono mandati ad ammazzarlo, devono sperimentare la sua abile e feroce violenza. Dopo aver sterminato una decina di gangster, compreso il fratello, potrà ritornare fra le tranquille mura domestiche, riconciliato con figli e moglie, che solo adesso inizia a superare lo choc della nuova identità del marito. Il film è molto ben fatto, destinato ad un prevedibile successo di pubblico, ma anonimo dello stile che rimanda al cinema classico americano degli anni quaranta. Ricorda, modernizzati certi western in cui il pistolero, disgustato dalla violenza, è costretto dalla cattiveria degli altri a rimettere mano alle armi. Vi è, indubbiamente, sorta di inquietante riflessione sugli istinti più feroci che sonnecchiano sotto i panni più tranquilli e normali, ma si stenta ad individuarne ipotetici i quarti di nobiltà stilistici anche se lo si vede con piacere. |
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Valutazione: 1 2 3 4 5 |